Non si capisce, ad esempio, se e come il superbonus verrà allargato agli alberghi e alle seconde case. Nessuna regola è stata del tutto precisata a proposito della cessione del credito. E si parte – o, a questo punto, sarebbe meglio dire «si dovrebbe partire» – il 1° luglio per permettere ai contribuenti di beneficiare dell’agevolazione sulla realizzazione del cappotto termico, della sostituzione della caldaia con un impianto a condensazione o a pompa di calore, per mettere sul tetto dei pannelli fotovoltaici, per fare degli interventi antisismici.
Il problema è il solito: i soldi. Ne servirebbero parecchi se si vuole – come annunciato – allungare il periodo del superbonus, con l’ipotesi di estenderlo al 2022.
C’è, poi, il problema del «salto» di categoria energetica di due classi, non facile da raggiungere con la semplice sostituzione di una caldaia: occorrerebbe, ad esempio, fare anche il cappotto termico o effettuare altre misure di isolamento. O si ammorbidisce questa norma, o si rischia un buco nell’acqua.
A tutto ciò si aggiungono le richieste dei costruttori. Chiedono un prezzario unico a livello nazionale e dei vincoli meno rigidi sui materiali da utilizzare.
Il tutto in attesa – a una settimana dal via – che l’Agenzia delle Entrate chiarisca come funziona nel dettaglio il superbonus.